Si è conclusa la terza stagione del Trono di Spade e la serie ha confermato quanto già ammirato e/o odiato nelle prime due.
Grandi personaggi, trame avvincenti, misteri imperscrutabili, giochi di potere (o di troni), il tutto in tante storie separate che avanzano in parallelo. Anche se… qualcosa inizia (molto lentamente) a convergere e qualche personaggio, fino ad ora separato dagli altri, arriva perfino ad intrecciare la propria storia con quella di altri.
Grandi colpi di scena sono però leggermente annacquati in questo flusso di storie frammentarie e continue, che fanno sì che molte puntate sembrano quasi un interludio prima del climax dell’episodio successivo (che non è detto che non sia un’altra puntata interlocutoria).
Insomma, è un’ottima serie, con il suo velo ambiguo che separa bene e male, lucidità e follia, potere e onore, famiglia e gloria personale. Però ho il vago sospetto che nei libri, non costretti a comprimere le vicende in un’ora di trasmissione, tutto ciò renda meglio.
Voto complessivo 7/10